Lentini, omicidio Gallo del 2002, eseguiti due arresti
LENTINI – Nella mattinata odierna, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Catania, il Roni del Comando provinciale Carabinieri di Siracusa ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere, emessa lo scorso 24 agosto dal Gip del Tribunale di Catania, nei confronti di due persone ritenute responsabili dell’omicidio di Gallo Santo Massimo, avvenuto a Lentini il 23 marzo del 2002.
I destinatari del provvedimento cautelare sono D’Avola Michele, 44enne francofontese, da tempo detenuto in regime di 41-bis presso il carcere de L’Aquila, e Iachininoto Fabrizio, 46enne lentinese, in stato di libertà.
La vicenda delittuosa rientrerebbe nella cosiddetta “faida di Francofonte”, spietata guerra di mafia avvenuta tra il 2000 e il 2002 in una porzione di territorio a cavallo delle province di Catania e Siracusa, che vedeva contrapposti, all’epoca dei fatti, il clan Nardo di Lentini e il clan Campailla di Scordia.
Secondo quanto reso noto dai Carabinieri, le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Catania, hanno consentito di appurare che “l’omicidio del Gallo si inserisce in quella vasta strategia di controllo mafioso del territorio esercitata dal clan Nardo che, attraverso un cospicuo numero di aderenti e la perpetrazione di eclatanti azioni delittuose, ha dimostrato nel tempo di essere in grado di intimidire ed eliminare chiunque si fosse opposto alla realizzazione dei suoi propositi criminosi”.
La vicenda ha genesi il 23 marzo 2002, quando Gallo Angelo denunciò, presso la Stazione Carabinieri di Francofonte, la scomparsa del figlio Santo Massimo, fratello di Vincenzo, in quel periodo latitante e ritenuto uno tra gli appartenenti al commando armato che il 10 luglio 2001 tese un agguato mortale ai danni del francofontese Mallia Antonino, affiliato al clan Nardo di Lentini, che si contrapponeva a un gruppo emergente di Scordia capeggiato da Campailla Biagio.
Sulla scorta delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, che hanno corroborato ulteriori elementi investigativi già emersi nel corso delle indagini svolte dai militari del Nucleo investigativo sul medesimo contesto territoriale, la recente ricostruzione dei fatti comunicata dai Carabinieri è la seguente: “Il 22 marzo 2002, intorno alle ore 18,45, Gallo Santo Massimo, come sua consuetudine, usciva di casa, recandosi a piedi in luoghi da lui solitamente frequentati, per poi non fare più rientro presso la propria abitazione, dove viveva assieme ai familiari; il Gallo veniva, in effetti, sequestrato, torturato e ucciso dagli esponenti del clan Nardo, con lo scopo di ottenere dalla vittima informazioni circa i luoghi di latitanza del fratello Vincenzo, in quanto quest’ultimo ritenuto il responsabile di un omicidio di un esponente proprio del predetto clan. Il giorno precedente alla scomparsa del giovane la polizia giudiziaria, nell’ambito di una più complessa attività investigativa, documentava atteggiamenti sospetti e incontri di presunti appartenenti al clan Nardo, dall’analisi dei quali poteva desumersi che la compagine di personaggi facenti riferimento all’affiliato di spicco Sambasile Alfio, stava programmando un incontro finalizzato a pianificare delle attività delittuose, condotta che, sulla base degli elementi acquisiti anche grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, troverà la sua logica interpretazione proprio nella scomparsa ed uccisione del Gallo”.
L’insieme dei dati acquisiti nel corso delle indagini coeve alla scomparsa della vittima, unitamente alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ha consentito così di far luce sull’efferato delitto, sin dall’inizio inquadrato come un tipico caso di “lupara bianca”, atteso che il cadavere del Gallo non è stato mai rinvenuto.
(foto di repertorio)