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A Siracusa festeggiato il centenario della scuola di specializzazione in archeologia di Unict

SIRACUSA – Si è tenuto stamani, nella sede comunale di Palazzo Vermexio, l’evento di celebrazione del centenario della fondazione della Scuola di specializzazione in Beni archeologici (Ssba) dell’Università di Catania.

La scuola ha infatti una sede nel capoluogo aretuseo, dal 1974 a seguito di donazione privata all’ateneo catanese, a Palazzo Chiaramonte (nella foto di copertina), edificio di quattro piani in Ortigia risalente al quattordicesimo secolo.

Alla mattinata celebrativa hanno preso parte, oltre al rettore dell’Università di Catania Francesco Priolo e alla direttrice del dipartimento di Scienze umanistiche Marina Paino, anche il direttore della Scuola archeologica di Atene Emanuele Papi, il presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali e paesaggistici Gerardo Villanacci e il dirigente generale dell’Assessorato regionale dei Beni culturali Mario La Rocca.

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia, a causa di asseriti “impegni di natura strettamente personale“, è intervenuto in videocollegamento da remoto.

Ha introdotto i lavori (trasmessi in diretta streaming sul canale Youtube dell’Università di Catania) il direttore della Ssba Daniele Malfitana, seguito dagli interventi del sindaco di Siracusa Francesco Italia, del presidente della Struttura didattica di Architettura e Patrimonio culturale di Unict Fausto Carmelo Nigrelli, dell’assessore comunale ai Beni culturali Fabio Granata, del soprintendente ai Beni culturali di Siracusa Savi Martinez e dell’allieva della Ssba Gaia La Causa.

Nel corso dell’evento è stato illustrato il piano strategico a medio-lungo termine della Scuola, incentrato su “una didattica innovativa affiancata da una pluralità di esperienze (in aula, sul campo e in laboratorio) – si legge nel comunicato stampa di lancio della cerimonia – per preparare il futuro delle giovani forze, professionisti di un domani fatto di imprenditoria, di conoscenza trasformata in prodotto, di scavi preventivi visti come strumenti per la definizione di una professione che stenta ad essere riconosciuta come tale“. 

Inoltre, è stato presentato il volume “Un secolo di archeologia. 1923-2023. Ricerca, Tutela, Valorizzazione, Gestione” (Erma di Bretschneider, 2023), curato da docenti e allievi della Scuola.

A seguire sono previste le visite di Palazzo Chiaramonte, dove ha sede la Ssba, del Museo archeologico regionale “Paolo Orsi” e del Parco archeologico di Siracusa.

È stato il direttore della Scuola, Malfitana a sottolinearne quale “antica istituzione che ha segnato la storia dell’archeologia siciliana, da Paolo Orsi, che ne fu il primo direttore, in poi“. “Nell’arco di un secolo – ha proseguito il direttore – nella Scuola siracusana, che fu la terza ad essere istituita, dopo la Scuola archeologica istituita da Giuseppe Fiorelli a Pompei (1866) e la Scuola archeologica italiana di Atene (1909), sono passati i migliori archeologi del panorama nazionale e internazionale offrendo lezioni e seminari a tanti allievi, molti dei quali oggi occupano posti di prestigio nelle università, negli enti di ricerca, nelle soprintendenze, nei musei e nei parchi archeologici dell’isola e non solo“. 

Pubblichiamo, inoltre, qui di seguito il messaggio congiunto del sindaco Francesco Italia e dell’assessore Fabio Granata.

Siracusa terra di istituzioni scientifiche e culturali che sono della vere eccellenze. La Scuola di specializzazione in beni archeologici è una di queste, anche se forse non tutti in città se ne rendono conto; è quasi difficile da credere che questa eccellenza sia stata fondata un secolo fa e che è quasi coeva con la nostra istituzione culturale più conosciuta al mondo: l’Istituto nazionale del dramma antico, oggi Fondazione Inda. Anche questa è una caratteristica di Siracusa e della sua capacità di sapere riservare sorprese come spesso accade quando si parla di cultura e di beni culturali.

Non è la sola eccellenza, dicevo. Penso al Siracusa Instistute, struttura di alta specializzazione nel diritto penale internazionale; all’Istituto internazionale del Papiro, all’Istituto superiore di scienze religiose San Metodio che guarda al cristianesimo e al cattolicesimo ma che ha una sua rilevanza nel campo dell’incontro tra le fedi. Sono istituzioni che testimoniano di una vivacità in svariati campi del sapere e che rafforzano la nostra posizione di città culturalmente attrattiva e non solo per le Rappresentazione classiche del Teatro Greco che pure sono un vero e proprio unicum.

La Scuola di specializzazione in beni archeologi, così come la Fondazione Inda, però è intimamente legate a Siracusa perché con le sue attività didattiche e culturali si connette direttamente alle nostre radici e alla nostra storia, rafforza la nostra identità di città antica, ricca e capitale della Magna Grecia o, come molti preferiscono dire, della Grecia d’Occidente. Non è un caso se, tra le scuole di archeologia, la sua fondazione sia seconda solo a quella di Atene e fosse stato pensata per portare alla luce, sotto la determinante guida di quel grandissimo archeologo che fu Paolo Orsi, la ricca storia delle città nate come colonie greche.

Siracusa non ha una sua università, il nostro ateneo – data la vicinanza – è di fatto quello di Catania ma ha una presenza universitaria testimoniata oltre che dalla Scuola di specializzazione in beni archeologi, dalla facoltà di Architettura e non solo. Proprio ieri, in questo salone, simbolicamente, sono state conseguite le prime due lauree del nuovo corso in Promozione del patrimonio culturale, tutto ciò a dimostrare che la questa Amministrazione porta avanti una scelta precisa: collaborare con Catania per l’istituzione di corsi di laurea che siano legati al territorio per continuare a coltivare tutto ciò che ci circonda e farlo fruttare in termini di crescita culturale e di sviluppo economico senza mai perdere di vista per un solo istante la tutela.

Questa terra, e penso non solo a Siracusa ma all’intera Sicilia, ha bisogno di figure professionali che si occupino del nostro patrimonio artistico e culturale, che lo sappiano tutelare, scoprirlo, riscoprirlo, comunicarlo e renderlo attrattivo e riconoscibile agli occhi di tutti, principalmente di noi stessi. È il nostro marchio di fabbrica, dobbiamo averne cura e fare in modo che sia sempre attuale. Per riuscirci dobbiamo diffondere la consapevolezza della nostra storia di questa ricchezza che ci rende unici
”. 


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