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Depuratore Ias verso una nuova vita: stanziati 9 milioni per messa in sicurezza, distacco industrie entro 2026

SIRACUSA – Individuato a Palermo il percorso per il futuro del depuratore consortile Ias di Priolo Gargallo, sotto amministrazione giudiziaria e sotto sequestro dal giugno 2022, ossia dall’indagine che vede indagati i vertici di Ias e delle grandi industrie per disastro ambientale.

Nel 2025 le industrie cominceranno a staccarsi dal depuratore, avvalendosi di impianti propri in fase di realizzazione, procedura che sarà completata entro la fine del 2026. Nella manovra finanziaria appena approvata all’Ars, intanto, su proposta del governo regionale sono stati destinati 9 milioni di euro per “interventi di messa in sicurezza straordinaria“.

Una soluzione che giunge al termine di tre incontri, che si sono svolti nelle ultime settimane a Palazzo d’Orléans, voluti dal presidente della Regione Renato Schifani nella qualità di coordinatore delle attività per adeguare il depuratore alle prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata dal dipartimento regionale dell’Ambiente. A presiedere le riunioni è stato il commissario per l’attuazione degli interventi per l’adeguamento del depuratore Ias, Giovanna Picone, che nei giorni scorsi aveva convocato prima il tavolo tecnico interistituzionale, poi i i sindaci del comprensorio e, infine, i grandi utenti industriali. La possibilità più concreta è quella di collegare all’impianto altre utenze civili, ossia ulteriori Comuni oltre a Melilli, Priolo e Siracusa, e sembrerebbero interessati i Comuni di Floridia e Solarino. Per questo progetto, come è stato evidenziato negli incontri, occorrerebbe una rimodulazione delle tariffe attuali. Infatti i costi di gestione annui ammontano a circa 18 milioni di euro, finora coperti dalle grandi industrie, prossimamente in uscita. Un’altra ipotesi è quella di offrire nuovi servizi al territorio, come l’utilizzo degli avanzati laboratori di analisi dell’impianto Ias.

Nei giorni scorsi è intervenuta la sentenza della Corte costituzionale sul decreto governativo “salva-Ilva” o “salva-Isab”, che lo scorso settembre ha assicurato la continuità produttiva del polo petrolchimico e del depuratore consortile sequestrato dalla Procura, elevandolo a “infrastruttura strumentale” di industrie di “interesse strategico nazionale“. La sentenza, pur validando i presupposti del decreto, ha però in sostanza dato un tempo improrogabile perché l’impianto sia riqualificato: 36 mesi a partire dall’adozione del decreto cosiddetto “Bilanciamento”, cioè il 12 settembre 2026.

È importante – dichiara il governatore Schifani – gettare le basi per consentire a questa imponente infrastruttura, che serve una delle realtà industriali più complesse dell’Isola, di continuare a stare sul mercato, garantendone la sostenibilità economica. Nell’arco di un mese, con la collaborazione dello staff dell’amministratore giudiziario Antonio Mariolo, saranno stabiliti tempi e modalità per valorizzare l’impianto, offrendo servizi al territorio e ridimensionando i costi di gestione. Nel frattempo abbiamo destinato 9 milioni di euro di fondi regionali per la messa in sicurezza“.


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