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Noto, l’associazione che si dedica alla clownterapia, nel ricordo di Lucia Sortino

NOTO – Sono passati 8 anni da quando Lucia Sortino è prematuramente scomparsa, ma il suo ricordo vive ancora grazie al pensiero dei cari e dell’associazione netina “I delfini di Lucia“, che dal 2009 si occupa di organizzare eventi di beneficenza, sostenere i bambini malati e, soprattutto, formare nuovi giovani per la clownterapia.

“L’associazione è nata quasi per esaudire un desiderio di Lucia, che era malata di cancro – ci racconta la prof.ssa Giuseppina Spitaleri, presidente dell’associazione -, diceva sempre che se si fosse salvata avrebbe voluto aiutare psicologicamente ed economicamente bambini malati di tumori, dato che lei aveva vissuto questa esperienza. Quando è andata via, noi spinti anche dai medici del Policlinico abbiamo deciso di fondare l’associazione”.

Una cerchia di docenti dell’Istituto d’istruzione superiore “Matteo Raeli” di Noto aveva seguito Lucia durante il suo calvario e, con una serie di lezioni a domicilio, l’aveva aiutata a dedicarsi fino all’ultimo istante alla scuola.

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Lucia Sortino, giovane netina prematuramente scomparsa nel 2008

“Lucia era sempre allegra, piena di voglia di vivere e aveva una grande fede – prosegue la prof.ssa Spitaleri -, lei sperava e pregava affinché si salvassero gli altri. Frequentava la scuola in ospedale e, quando era a casa, noi docenti andavamo da lei. Era una ragazza con tanta volontà, guai se la si prendeva in giro o la si trattava superficialmente, lei voleva apprendere sul serio. Ha difatti sostenuto gli esami di maturità al Policlinico: allora, tutta la commissione si spostò in ospedale per esaminarla. Poi qualche giorno dopo se ne è andata, ma con tanta dignità”.

Poco dopo la scomparsa della giovane netina, nel 2008, è stata fondata l’associazione, che adesso si dedica a diverse attività per la raccolta fondi da destinare ai bambini.

“Sosteniamo le famiglie dei bambini malati di tumore – ci spiega la presidente -, per raccogliere i fondi necessari, facciamo teatro, organizziamo concerti e serate, altre volte gli studenti stessi partecipano ad alcune iniziative, come la fiera del dolce. Quest’anno abbiamo realizzato un calendario con tutte le attività dell’associazione. Abbiamo seguito bambini di Noto, di Avola, ma anche di Gela o Caltanissetta”.

Ѐ soprattutto il laboratorio di clownterapia a dare maggiore soddisfazione all’associazione. Ogni anno nell’Istituto “Matteo Raeli”, alcuni ragazzi partecipano al laboratorio e vengono formati dal dott. Scirpo. Dopo, chi desidera, può iscriversi ed entrare a far parte de I delfini di Lucia, iniziando a girare gli ospedali e aiutando i bambini. Un’iniziativa che non è circoscritta al Siracusano, ma tocca diverse città siciliane.

Per la prof.ssa Spitaleri è proprio il fiore all’occhiello dell’associazione: “Questi ragazzi vanno circa 5-6 volte all’anno al Policlinico di Catania, nei reparti di Oncoematologia pediatrica e Chirurgia pediatrica e trascorrono del tempo con i bambini. A Noto invece vanno una volta alla settimana e giocano con i bambini nella ludoteca dell’ospedale. Siamo stati anche a Palermo, presso tre ospedali pediatrici”.

È un gruppo coeso composto da volontari come la 23enne netina Valeria Bernò, dopo sei anni e nonostante gli impegni ancora insieme all’associazione, che si è laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione con una tesi proprio sulla clownterapia.

“Per me è felicità, è una gioia reciproca – ci racconta la 23enne -, quando vai in ospedale non pensi alla tristezza o alla compassione, sei ancora più felice, perché i bambini lo sono quando ti vedono. Quando vai lì ci metti il cuore e loro ti danno davvero tanto. Capita anche di affezionarsi ai bambini, un giorno ho conosciuto una bimba e ho cantato con lei le canzoni di Laura Pausini: aveva gli occhi che le brillavano di felicità. Quando andiamo in ospedale, rendiamo felici anche i genitori che ci aspettano. Anche se l’impatto non è mai facile, il segreto è non entrare in panico, i bambini capiscono quando tu li guardi con un occhio diverso e con pregiudizio, e così si chiudono in loro stessi”.


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