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Santuario Madonna delle Lacrime di Siracusa, prof. Nigrelli: le origini di una scelta architettonica ancora dibattuta

SIRACUSA – Il Rotary club Siracusa ha promosso una serata dedicata a un’opera simbolo del capoluogo aretuseo: il santuario della Madonna delle Lacrime. Un’occasione per riflettere, con sguardo lucido e profondo, sull’impatto urbanistico, architettonico, economico e culturale di un edificio che ha segnato il volto della Siracusa moderna.

A relazionare a beneficio dei soci del club service, affiancato dal presidente Davide Cappellani e da Pucci Piccione, che ha guidato a lungo la Deputazione della cappella di Santa Lucia, è stato il prof. Fausto Carmelo Nigrelli, ordinario di Tecnica e Pianificazione urbanistica all’Università di Catania nonché presidente della Struttura didattica speciale di Siracusa in Architettura e Patrimonio culturale.

Con un percorso che unisce l’esperienza internazionale e un forte radicamento nei temi della valorizzazione del patrimonio urbano e della pianificazione territoriale, Nigrelli ha saputo coniugare rigore scientifico e sensibilità civica, offrendo una lettura profonda del Santuario e del contesto in cui esso è sorto. Con una relazione dal titolo “Il segno del secolo” e sottotitolo “Perché a Siracusa non ci sono solo il classico e il barocco”.

La storia dell’edificio sacro trova origine nel 1953, quando una piccola effigie in gesso della Madonna, in una modesta abitazione di via degli Orti di San Giorgio, iniziò a lacrimare. Un evento prodigioso che diede origine a una crescente devozione popolare e alla necessità di costruire un luogo che potesse accogliere i pellegrini e custodire la memoria del miracolo.

Nel 1957 fu quindi bandito un concorso internazionale e venne selezionato il progetto degli architetti francesi Michel Andrault e Pierre Parat, in collaborazione con gli ingegneri italiani Ricciardi e Calandra. Il loro progetto, una grande lacrima rovesciata in cemento armato e acciaio, è fortemente simbolico e innovativo per l’epoca. Ma è importante ricordare che il concorso vide la partecipazione di altri progetti di grande valore, espressione di diverse tendenze architettoniche del secondo dopoguerra.

Come sottolinea l’accademico relatore della serata, la scelta del progetto Andrault-Parat fu quindi una scelta culturale coraggiosa, che privilegiava il segno distintivo, visibile da lontano, rispetto a un’integrazione con il contesto storico. Questo contribuì a far nascere, sin da subito, un vivace dibattito architettonico e cittadino, anche se l’ubicazione e la costruzione del Santuario non possono essere comprese senza il contesto urbanistico in cui si collocano. Negli stessi anni, infatti, Siracusa avviò una profonda trasformazione grazie al Piano regolatore generale redatto da Luigi Cabianca, approvato nel 1955, ispirato ai principi del razionalismo e del funzionalismo urbano che mirava a decongestionare Ortigia, fino ad allora cuore storico e amministrativo della città.

Ma l’intervento urbanistico è solo una parte del grande cambiamento che investì Siracusa in quegli anni. A partire dalla fine degli anni Quaranta, il territorio conobbe una fase di forte crescita economica e industriale, destinata a ridefinire la sua identità. Un momento cruciale fu rappresentato dall’arrivo, nel 1948, della famiglia Moratti, con l’imprenditore milanese Angelo Moratti, che fondò a ridosso del vicino porto di Augusta la Rasiom (Raffineria siciliana oli minerali). Nel 1950 l’impianto entrò in funzione, segnando l’inizio del grande polo petrolchimico siracusano. Questo insediamento industriale fu il primo di una lunga serie, che avrebbe trasformato profondamente il paesaggio economico e sociale della provincia.

L’industrializzazione creò occupazione, con un’importante immigrazione di lavoratori, dando forte impulso all’edilizia pubblica e privata, e cambiando così la struttura urbana della città. A detta del prof. Nigrelli, il Santuario, in questo scenario, non fu solo una risposta alla devozione popolare, ma anche un segno simbolico di modernità, che si innestava in una città in piena trasformazione economica e demografica.

L’impatto architettonico della basilica santuario della Madonna delle Lacrime è stato e rimane oggetto di dibattito. La sua forma conica e ascensionale, che evoca una lacrima, è stata letta da alcuni come una “astronave urbana”, da altri come un gesto di rottura necessario. Ciò che è certo è che il Santuario ha cambiato la percezione del paesaggio urbano, diventando punto di riferimento visivo e simbolico per generazioni di siracusani, nella convivenza di memoria e innovazione, sacro e profano, tradizione e progetto.


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