Siracusa, Giordani e la sua “Turandot” meravigliano il Teatro greco. Staffetta di eccellenze, costumi da Oscar
SIRACUSA – Non ha deluso le aspettative la “Turandot“, prodotta dall’atelier Yap+, andata in scena ieri sera al Teatro greco. Una staffetta di eccellenze in una scenografia da sogno. La bellezza del Teatro greco ha fatto da tela alle scene del maestro Ezio Frigerio, direttamente da Torre del Lago e ai costumi del premio Oscar, Franca Squarciapino (vinto per il “Cyrano de Bergerac” diretto da Jean-Paul Rappeneau, 1990, ndr). Partiamo da questi aspetti, spesso trascurati in alcune produzioni low cost, qui protagonisti assoluti della scena.
All’attrezzeria è stato affidato il compito di amplificare le emozioni, i grandi ventagli sono stati sinonimo di vita e di morte, di gioia e di dolore, un vezzo femminile simbolo di un’affascinante cultura. Mirabile il lavoro del trucco contemporaneo e scenografico frutto dell’attento studio della bottega di Alfredo Danese.
Il regista Enrico Stinchelli (coadiuvato da Mariarita Zappalà e Paola Avallato) ancora una volta dimostra, da grande conoscitore dell’opera, di saper rispettare i canoni evidenziandone aspetti nascosti. Ecco che il boia, per prassi impersonato da omaccioni palestrati, diventa donna. Cela i seni e mostra spietata violenza con occhi di ghiaccio, il boia rappresenta una vendetta tutta femminile, la longa manus della principessa trova una nuova e convincente forma.
Bella e brava, Elina Ratiani, al suo debutto nel ruolo di Turandot è stata possente e algida, nella complessa aria “In questa reggia” ha fatto tuonare la sua voce tra le pietre della cavea di Siracusa. Ha dimostrato di saper sostenere i lunghi acuti con grande padronanza. Una conferma Marcello Giordani, magnetico, cristallino nel fraseggio, pieno nel commovente “Nessun dorma”. Un plauso enorme come produttore e tenore, per aver deciso di scommettere su un’opera così onerosa e per non aver mostrato i segni della fatica nonostante gli impegni in scena dell’ultimo mese. Sharon Azrieli, sofferente per una rinite allergica come comunicato nell’annuncio, è riuscita nell’ultimo atto a dipingere una schiava tenera e sofferta. Da apprezzare la sua scelta di cantare che denota un’abnegazione consona al ruolo interpretato in scena.
Un ottimo Mandarino il siracusano Gianni Giuga, prova superata anche per Timur il basso Angelo Sapienza, l’imperatore Altoum Piero di Paola e il Principe di Persia Franco Frisenna. Eccellenti, seppur nel loro breve ruolo, le ancelle Claudia Ceraulo e Noemi Muschetti. Grande vigore scenico per Ping, Pong e Pang. Il baritono Giovanni Guagliardo, perfetto Ping, ha dimostrato di aver interiorizzato questo ruolo restituendolo al pubblico con precisione e personalità. Ragguardevole espressività per i tenori Enrico Terrone e Riccardo Palazzo (Pong e Pang) al loro debutto. Hanno dimostrato di poter essere ottime maschere anche senza accenti marionettistici e caricaturali.
Un’eccellente Yap Simphony Orchestra è stata diretta da James Meena, americano di nascita ma italiano per entusiasmo e passionalità. Una partitura complessa che anche musicalmente ha trovato giusta dimensione. Ricordiamo che i maestri collaboratori sono stati Gaetano Costa e Ivan Manzella. Il Coro lirico siciliano, impegnato in questi giorni nella “Tosca”, svolge bene il suo compito senza macchie ma con tanto colore. Lode anche al coro interscolastico “Vincenzo Bellini”diretto dal maestro Daniela Giambra.
Il teatro pieno e i lunghi applausi alla fine hanno dimostrato come a Siracusa ci possa essere spazio per la lirica. Lo spettacolo verrà replicato il 3 settembre al Teatro antico di Taormina.
Michela Italia
(Foto di Andrea Manzella)