Cronaca

Siracusa, morte Licia Gioia: per i periti del gip potrebbe essere stato suicidio

SIRACUSA – Anche se la torsione del corpo, della testa e del polso risultino innaturali – come affermato dal medico legale, consulente della Procura – si potrebbe credere comunque alla versione fornita dall’indagato, ossia che possa essersi trattato di suicidio. È questa la valutazione che fanno i periti balistici nominati dal gip del tribunale di Siracusa, Domenico Compagnini e Alessio Plebe, sulla morte del maresciallo Licia Gioia.

Si è tenuto oggi l’incidente probatorio e i due consulenti del gip Carmen Scapellato hanno tentato, con una ricostruzione in 3D, di ripercorrere quanto accaduto la notte tra il 28 febbraio e il primo marzo nella villa all’Isola in cui la giovane maresciallo dei carabinieri ha perso la vita. Il marito, l’ispettore di polizia Francesco Ferrari, con lei quella notte nella camera da letto teatro del fatto di sangue, ha sempre sostenuto la tesi del suicidio della donna. Il pm Marco Di Mauro l’ha dapprima indagato per istigazione al suicidio e dopo ha tramutato il capo d’accusa in omicidio colposo. Secondo la ricostruzione fatta dall’uomo la moglie al culmine di una lite, nata per motivi di gelosia, aveva impugnato l’arma di ordinanza per spararsi alla testa: il primo colpo aveva raggiunto la donna alla tempia, e nel tentativo di strapparle l’arma, sarebbe partito un secondo colpo che avrebbe raggiunto la donna alla coscia e lo stesso poliziotto.

Secondo la relazione del medico legale Francesco Coco, depositata un mese fa, la donna dopo il grave “sfacelo encefalico” causato dal primo colpo non avrebbe potuto esplodere un secondo colpo di pistola, e inoltre la posizione del cadavere (il collo e il tronco flettevano sul lato destro) non sarebbe stata “una posizione usuale per un soggetto che intende suicidarsi”, ma “una posizione scomoda e inusuale”. Di conclusioni opposte, dunque, il lavoro dei periti balistici Compagnini e Plebe.

I rilievi mossi dal legale della famiglia di Licia Gioia, l’avvocato Aldo Ganci, riguardano innanzitutto la posizione del marito nella ricostruzione dei due periti che sarebbe stata solo “desunta dalla sue dichiarazioni”. “E poi –prosegue l’avvocato Ganci – non hanno potuto stabilire il tempo trascorso tra primo e secondo colpo: infatti nella ricostruzione parlano solo del primo colpo”. Concluso l’incidente probatorio il gip ha restituito gli atti alla Procura, tutto il materiale confluirà nel fascicolo del pm, che manderà poi al gip la richiesta o meno di rinvio a giudizio.


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