Siracusa, operazione antidroga “Varenne”, 12 misure cautelari: dieci in carcere
SIRACUSA – Stamani all’alba, i carabinieri della sezione operativa della compagnia di Siracusa, con il supporto di colleghi di altri reparti, complessivamente circa ottanta militari, di un elicottero del 12° elinucleo carabinieri di Catania e di unità cinofile antidroga del nucleo carabinieri cinofili di Nicolosi, hanno dato esecuzione a 12 misure cautelari (10 in carcere e 2 divieti di dimora nella provincia di Siracusa) emesse dal Gip di Siracusa, Andrea Migneco, su richiesta del procuratore aggiunto Fabio Scavone e del sostituto procuratore, Marco Dragonetti, nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso continuato in detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.
Destinatari della misura cautelare in carcere sono: Di Fede Salvatore, classe 1974; Barone Claudio, classe 1983; Toromosca Massimo, classe 1974; Zuccarello Francesco Paolo, classe 1971; Alì Daniele, classe 1986; Galeota Sebastiano, classe 1978; Bronzo Giuseppe, classe 1979; Greco Giuseppe, classe 1968; Campanella Francesco, classe 1988. Risultano attive le ricerche su di un decimo soggetto destinatario della misura cautelare in carcere, allo stato resosi irreperibile.
Mentre sono stati sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Siracusa: Pasqua Giovanni, classe 1968; Sicurella Rosario, classe 1978.
Le indagini dell’operazione denominata “Varenne“, avviate nel mese di agosto 2018 dai carabinieri della sezione operativa del Nor della compagnia e dirette dalla Procura aretusea, hanno consentito, mediante servizi di osservazione, controllo e pedinamento, oltre che attraverso l’installazione di videocamere e l’attivazione di intercettazioni telefoniche, di disarticolare ciò che viene definito dagli investigatori un “nutrito gruppo dedito a una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana e hashish, operante a Siracusa e che trovava i suoi canali di approvvigionamento nelle città di Catania e Palermo“. L’introito stimato del giro di droga scoperto grazie a questa indagine, iniziata a marzo 2018 e conclusasi a novembre dello stesso anno, è di circa 350 mila euro.
L’indagine ha preso il via appunto nell’agosto di due anni fa, a seguito dall’arresto in flagranza del siracusano Di Fede Salvatore (detto “il pelato”), effettuato dai militari della sezione operativa nel febbraio dello stesso anno, in quanto trovato in possesso di circa 9 kg di hashish.
A seguito dell’arresto, stante il quantitativo di cui era stato trovato in possesso, i carabinieri hanno dedotto che il Di Fede fosse un “importante acquirente di stupefacente che poi rivendeva in città per alimentare varie piazze di spaccio”. Dalla successiva attività investigativa sono così emerse le presunte condotte delittuose poste in essere dal Di Fede che, nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliari, sarebbe riuscito a continuare la sua attività di acquisto e rivendita di grosse partite di hashish e cocaina, secondo gli investigatori, coadiuvato da Barone Claudio e Toromosca Massimo.
Da quanto emerso nel corso delle indagini, il Di Fede sarebbe stato solito utilizzare due canali per l’approvvigionamento dello stupefacente: il primo facente capo al palermitano Pasqua Giovanni, ritenuto fornitore di hashish, e il secondo, che avrebbe consentito al Di Fede di reperire sia hashish che cocaina (quest’ultima proveniente dalla Calabria), attraverso soggetti catanesi, tra cui Sicurella Rosario.
Oltre al Di Fede, anche il Barone si sarebbe occupato dell’attività delittuosa mentre si trovava ristretto agli arresti domiciliari, secondo le indagini, “recandosi a Palermo per rifornirsi di droga e tenendo continui contatti con soggetti non appartenenti al proprio nucleo familiare (in piena violazione delle disposizioni per gli arrestati domiciliari), al fine di cedere la sostanza”. Proprio per tali violazioni, conseguenti alla sua spregiudicata condotta, emersa dalle indagini, il Barone è stato anche arrestato per evasione dai militari dell’Arma.
Per i viaggi di approvvigionamento sia di hashish che di cocaina sarebbe stato utilizzato, quale corriere, Toromosca Massimo, data la sua libertà di movimento.
Parallelamente alla figura del Di Fede, nel corso dell’attività di indagine, è stata rilevata l’esistenza di un altro piccolo gruppo di presunti spacciatori composto da Galeota Sebastiano, Bronzo Giuseppe e Greco Giuseppe. Questi ultimi, dopo essersi affrancati e aver guadagnato la loro autonomia nel mondo dello spaccio, avrebbero cominciato ad approvvigionarsi in maniera autonoma dagli stessi fornitori del Di Fede, tra i quali Pasqua Giovanni.
Proprio il Pasqua risulta essere il personaggio centrale dell’intera indagine: da lui si sarebbero riforniti i due gruppi di presunti spacciatori, oltre che altri soggetti che avrebbero operato in forma autonoma quali Zuccarello Francesco Paolo, Alì Daniele e Campanella Francesco. E sempre dal Pasqua deriva anche il nome dell’indagine, chiamata “Varenne” (come noto il nome di un importante cavallo da corsa), in quanto il palermitano ufficialmente lavorava nel mondo dell’ippica, professione che gli avrebbe consentito di muoversi tra gli ippodromi della Sicilia, permettendogli così, sempre secondo le indagini, di consegnare ingenti quantità di sostanza stupefacente in tutta l’isola.
Inoltre, forse finanche per deformazione professionale, nelle telefonate intercettate il Pasqua e tutti i suoi interlocutori erano soliti utilizzare un linguaggio convenzionale mutuato dal mondo dell’ippica, per riferirsi alle varie tipologie di sostanza stupefacente. Così, di volta in volta, gli stupefacenti venivano denominati in base al loro colore, associato a quello del mantello dei cavalli: pertanto, per riferirsi all’hashish, sostanza dal tipico colore marrone, gli spacciatori usavano il termine convenzionale “sauro”, un cavallo dal tipico manto castano.
Per supportare l’accusa per cui nelle conversazioni si sarebbe parlato effettivamente di droga, nel corso dell’indagine, i militari della sezione operativa di Siracusa hanno eseguito vari riscontri, sequestrando complessivamente ben 73 kg di hashish e 171 grammi di cocaina e procedendo all’arresto in flagranza di reato di 16 persone. È proprio l’ingente quantità di stupefacente acquistato e rivenduto, e conseguentemente sequestrato, che caratterizza l’indagine qui descritta: si pensi che in occasione dell’arresto di Pasqua Giovanni, avvenuto nel 2018 a Palermo, a seguito di perquisizione domiciliare, sono stati rinvenuti e sequestrati 39 kg di hashish.
Inoltre, nel corso delle odierne perquisizioni, sono stati altresì rinvenuti nell’abitazione dell’Alì e sequestrati circa 17 grammi di marijuana e 1 pianta della medesima sostanza alta circa 2 metri.