Cronaca

Siracusa, operazione antimafia “Robin Hood”, blitz contro clan Trigila: tredici misure cautelari in carcere

SIRACUSA – La Polizia di Stato di Siracusa, unitamente al comando provinciale dei Carabinieri e al nucleo Pef della Guardia di finanza di Siracusa, su delega della Procura – Dda di Catania, ha eseguito stamani tredici misure cautelari in carcere emesse dal Gip etneo, nei confronti di 11 soggetti ritenuti parte dell’associazione mafiosa denominata “clan Trigila”, operante nei territori della zona sud-orientale della provincia di Siracusa tra Noto, Avola, Pachino e Rosolini, e di ulteriori 2 soggetti accusati di estorsione aggravata realizzata con metodo mafioso.

Dall’inchiesta denominata “Robin Hood”, è emerso che il clan, “avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo per acquisire in modo diretto o indiretto il controllo e la gestione di attività economiche”, si sarebbe “assicurato una posizione dominante nei comparti del trasporto su gomma di prodotti orto-frutticoli, della produzione di pedane e imballaggi e della produzione e commercio di prodotti caseari, influendo e alterando le regole della concorrenza”.

I tredici destinatari di misura cautelare in carcere, a vario titolo, sono: Agosta Rosario, nato a Modica il 23.04.1973; Bianca Nunziatina, nata a Noto il 10.10.1957; Boscarino Marcello, nato a Noto il 21.02.1975; Caruso Giuseppe (alias “u caliddu”), nato ad Avola il 13.04.1964; Crispino Giuseppe, nato a Noto il 17.05.1978, in atto detenuto; De Grande Francesco, nato a Noto il 13.03.1959; Eroe Emanuele, nato ad Avola il 23.09.1983; Monaco Angelo, nato a Noto il 01.02.1995; Porzio Salvatore, nato a Noto il 02.08.1985; Trigila Angela, nata ad Avola il 22.10.1976; Trigila Antonio Giuseppe (alias “Pinuccio Pinnintula”), nato a Noto il 17.01.1951, in atto detenuto; Trigila Giuseppe, nato a Noto il 13.01.1974, in atto sottoposto alla misura della semilibertà; Trigila Giuseppe, nato ad Avola il 24.04.1978.

L’attività d’indagine, avviata nei mesi conclusivi dell’anno 2016 e condotta sino alla stagione estiva del 2018, ha consentito di accertare come, nonostante la lunga detenzione del fondatore Trigila Antonio Giuseppe, e di altre figure di vertice quali figlio del boss, il clan Trigila avesse “continuato ad operare grazie al fondamentale contributo dei più stretti familiari del capo ovvero la moglie e la figlia, nonché attraverso l’opera di alcuni uomini di assoluta fiducia preposti alla conduzione delle attività illecite più remunerative”.

Sebbene detenuto, Trigila Antonio Giuseppe, unitamente al figlio con il quale era in costante contatto epistolare, avrebbe continuato a “impartire le disposizioni finalizzate alla direzione del sodalizio durante i colloqui sostenuti con i propri familiari, anch’essi affiliati, dirigendo attività strumentalmente tese a conseguire il controllo delle attività economiche del territorio”. Estremamente significativa viene ritenuta dagli inquirenti la spiegazione che lo stesso boss forniva alla nipote sulla sua attività: “Loro dicono per Mafiosità, invece io sono un contrasto dello Stato!… Che cosa significa contrasto dello Stato?” (vedi immagine con trascrizione fornita dalla Polizia di Stato, ndr). I presunti sodali, inoltre, avrebbero “proseguito la consumazione di reati e di altre condotte finalizzate ad assicurare all’associazione, attraverso la forza di intimidazione, il controllo del territorio”.

Secondo le indagini, ciò avveniva, “ad esempio, nell’intermediazione imposta nel settore dei trasporti dei prodotti agricoli, nelle estorsioni agli operatori economici e nell’acquisizione di fondi agricoli finalizzati alle richieste di contributi europei“. Accanto a queste, vi sarebbero state anche “le attività tradizionalmente illecite come il traffico di sostanze stupefacenti“.

L’esecuzione delle misure cautelari a carico di tre degli odierni arrestati, sono state eseguite dai poliziotti della squadra mobile di Siracusa con il concorso delle squadre mobili di L’Aquila, Terni e Ancona. Il reparto operativo del comando provinciale di Siracusa è stato delegato ad eseguire la misura cautelare a carico di uno dei soggetti, essendo confluite nell’indagine risultanze di altra recente attività d’indagine compiuta dal nucleo investigativo dei carabinieri di Siracusa, incentrata sul controllo a scopo estorsivo dei trasporti su gomma, che hanno permesso di acquisire specifici e determinanti elementi a carico dell’indagato. Il comando provinciale della Guardia di finanza di Siracusa ha eseguito il sequestro preventivo della somma di 18.171 euro, individuata quale profitto del presunto reato di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche. Alle operazioni hanno partecipato circa 60 poliziotti della Questura di Siracusa, del reparto prevenzione crimine e dei cinofili della Polizia di Stato, oltre a militari dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza.


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