Siracusa, polverino dell’ILVA e discariche siracusane: la denuncia di Italia Nostra
SIRACUSA – Dopo il caso denunciato da Legambiente del polverino d’altoforno dell’ILVA trasportato per lo smaltimento fino alla discarica CISMA di Melilli, interviene anche l’associazione Italia Nostra, richiedendo interventi a tutela della salute pubblica, per assicurare “l’integrità delle falde acquifere, l’idoneità all’agricoltura ed al pascolo dei suoli prossimi alle discariche ed un equilibrio ambientale generale già ampiamente compromesso”.
A inviare la nota stampa sono il presidente regionale di Italia Nostra Leonardo Jammi, la presidente di Italia Nostra di Siracusa Lucia Acerra e il presidente della locale sezione di Italia Nostra Nella Tranchina, che scrivono: “Ad oggi, le operazioni di bonifica promesse dal Piano di Risanamento Ambientale si possono solo annotare nel “Registro delle buone intenzioni”. Poi, l’enorme paradosso tutto regionale di inviare all’estero i rifiuti prodotti in loco e di prendersi, “inconsapevolmente”, quelli prodotti altrove! In situazioni del genere, nessuno può sentirsi al sicuro”.
“Il ministro dell’Ambiente Galletti in visita a Misterbianco – proseguono – , si è limitato a dire che il “polverino” è solo un rifiuto speciale e che la situazione è solo transitoria. Si parla di “situazione transitoria” ma l’esperienza insegna che nulla è più definitivo del transitorio. Tanto più che tali dichiarazioni non sono sostenute da atti formali in ordine alla “non pericolosità” del rifiuto ILVA conferito alla CISMA, né in ordine alla durata di tale operazione. Si spera tuttavia che egli si sia reso conto di come siamo ridotti sul piano della devastazione ambientale. La situazione del territorio siracusano è paradigmatica: discariche legali ed illegali disseminate tra Siracusa, Augusta e Melilli dove nel corso dei decenni è stato riversato di tutto. Ora, per colmo di misura, alla discarica CISMA arrivano pure migliaia di tonnellate di “polverino” dall’ILVA di Taranto, un rifiuto speciale (ma non pericoloso, dice il ministro) prodotto dalla ritenzione tramite elettrofiltri delle particelle solide dei fumi degli altoforni che lo stabilimento pugliese non riesce a smaltire. Tali scarti di lavorazione arrivano per nave a Catania (non ad Augusta, per le note vicende giudiziarie di alcuni personaggi o per non dare nell’occhio più di tanto?) e, con colonne di autotreni (con ulteriore inquinamento), vengono smaltiti nel Siracusano”.
“Stiamo parlando di un’area ad elevato rischio ambientale e caratterizzata anche da un altrettanto elevato rischio sismico, dove a veleni si aggiungono veleni. Viene da chiedere: qualcuno ha valutato gli effetti sommatori o le reazioni chimico-fisiche, non certo salubri, che potrebbero verificarsi tra materiali di rifiuto di varia provenienza e di diversa natura coesistenti in discarica? L’improvvida e disastrosa operazione è al di fuori del più elementare buon senso. Flebile l’opposizione del sindaco di Melilli e della sua Giunta, che vogliono “soltanto” vederci chiaro e chiedono di sapere nello specifico con urgenza quali sono i rifiuti trattati e avere garanzie che non si tratti di nulla di nocivo per la salute umana e che l’operazione sia “a termine”.
“L’affermazione del ministro Galletti, “è una situazione transitoria, riguardante rifiuti comunque non pericolosi, che si concluderà nel tempo”, non è per nulla tranquillizzante, né accettabile per un territorio che di problemi ambientali ne ha da vendere. Non si può tacere davanti a questo ulteriore, pesantissimo scempio in danno della popolazione e del territorio. Aspettiamo che sul “polverino” tarantino la Regione batta un colpo e che si decida ad affrontare in modo serio e responsabile anche il problema della raccolta differenziata. I rifiuti solidi urbani, nell’ottica dell’economia circolare, devono passare da problema a risorsa per un vero modello di sviluppo sostenibile”.