Vicenda Isab Lukoil di Priolo, proposta anti-crisi dalla Cisl: “Linea di credito per garantire i fornitori”
SIRACUSA – “Resti centrale l’aspetto occupazionale. Nella vicenda Lukoil prevalga la salvaguardia dei posti di lavoro. Nessuno soffi sulla crisi dimenticando che si parla di migliaia di famiglie”. È questo il nucleo del pensiero di Vera Carasi, segretario generale della Ust Cisl Ragusa Siracusa, e Alessandro Tripoli, segretario generale della Femca territoriale, sulla vicenda internazionale intorno alla raffineria di Isab Lukoil a Priolo Gargallo (nella foto di repertorio in copertina).
Dal fronte delle aziende industriali e portuali vengono infatti prospettati scenari preoccupanti, su tutti il paventato rischio di chiusura dello stabilimento, nel caso di possibili ulteriori sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina e in particolare di una stretta sull’esportazione di greggio russo, che costituirebbe attualmente la totalità del petrolio raffinato negli impianti Isab Lukoil di Priolo.
“C’è la necessità di mettere responsabilmente al centro i lavoratori della nostra area industriale – ribadiscono in un comunicato stampa congiunto Carasi e Tripoli – Bisogna attivarsi da subito con azioni concrete che possano garantire l’economia delle famiglie dei lavoratori della zona industriale e di ciò che ruota attorno ad essa, come, ad esempio, il porto di Augusta”.
“Una soluzione immediata sarebbe l’apertura di una linea di credito che riesca a garantire pagamenti sicuri e veloci dei fornitori della Lukoil – dicono ancora i due segretari – In questa fase di totale confusione sul futuro non si può soltanto soffiare sul fuoco dell’ansia generalizzata. Bisogna che la politica intervenga subito per garantire i pagamenti e assicurare, intanto, la normale continuità della linea produttiva”.
La Cisl precisa di “aver condiviso da subito le decisioni assunte dal Governo italiano e dai vertici europei sul piano delle sanzioni e degli aiuti logistici e materiali alla popolazione ucraina”.
“Nessuna ambiguità su quanto sta accadendo in Ucraina – aggiungono Carasi e Tripoli – L’Italia non può sicuramente accettare un’aggressione ad un popolo sovrano. La presenza di un’azienda russa sul nostro territorio ci sta facendo toccare con mano una guerra economica che non può fare, però, altre vittime. C’è il dovere di valutare ogni passaggio possibile per salvaguardare tutti i lavoratori e, con essi, l’economia di scala prodotta in provincia”.
“Si esca fuori dagli equivoci e dalle strumentalizzazioni – concludono – Le crisi possono essere governate se c’è chiarezza e disponibilità autentica a risolverle. Siamo concordi nell’accettare lo stato di crisi e nel condividerlo con le aziende una volta conosciuto il reale stato di difficoltà economica che stanno attraversando”.